Molfetta ha origini preistoriche attestate già nei pressi del Pulo di Molfetta, una dolina carsica dal diametro di 150 m, dove furono rivenuti i primi villaggi preistorici.
Poco distante dalla città di Bari, nel medioevo questi villaggi provvedevano alla difesa dei casali e dei borghi rurali sparsi nelle campagne, quotidianamente attaccate dalla incursioni saracene.
Si svilupparono ulteriormente in epoca bizantina e longobarda, ma fu sotto il dominio normanno, nel 1057, che la città di Molfetta acquisì un’ importanza strategica come punto di partenza delle crociate. Da quel momento Molfetta divenne punto cruciale per gli scambi commerciali tra mercanti del Mediterraneo, e città degne di nota come Venezia, Alessandria d’Egitto, Costantinopoli, Amalfi e la croata Ragusa.
Fu in questo periodo estremamente fiorente che la città dovette adeguarsi all’accoglienza dei molti pellegrini giunti durante i loro cammini di fede verso la Terrasanta. Uno di questi pellegrini fu Corrado di Baviera, che ben presto divenne il patrono della città. A quest’ultimo è dedicato il Duomo Vecchio, che si affaccia sul mare, nei pressi del porto affinché fosse considerato un punto di riferimento per quanti giungevano da lontano in città.
Il Duomo, di cui non si conosce la data certa di edificazione, fu eretto probabilmente a seguito della morte di San Corrado, durante il XII secolo. La costruzione appare sin da subito un connubio architettonico eccellente dal bizantino al romanico con decorazioni orientali.
Il Duomo vecchio si caratterizza per le sue cupole in asse coperte da piramidi a “chiancarelle”, le torri campanarie e l’elegante prospetto in pietra. All’interno è estremamente luminoso, con un particolare gioco di luci ed ombre sulla pietra calcarea.
Cosa vedere al Molfetta
Un altro polo religioso della città è la Cattedrale di Santa Maria Assunta, costruita nel 1744 e successivamente ampliata e ammodernata, per volere del vescovo Antonucci, che trasformò la precedente fondazione gesuita nella nuova cattedrale della città. Fu qui che furono trasferite le reliquie di san Corrado, per riservargli una collocazione diversa dal Duomo vecchio, orami ritenuto troppo piccolo e umido.
Il prospetto principale si presenta essenziale ma di fattura barocca. Nella parte superiore si apre una grande arcata dove trova posto la statua di San Ignazio di Iojola, padre fondatore di Gesuiti. L’interno pullula di tele attribuite ad artisti di notevole importanza che hanno segnato lo scenario artistico del ‘700 e ‘800, tra cui spiccano Carlo Rosa, Vito Calò e Corrado Giaquinto.
La visita interna permette la visione anche del Mitra e pastorale appartenuti al vescovo Don Tonino Bello, ancora oggi amato e ricordato perché impegnato nel cambiamento della chiesa che doveva farsi “Chiesa del grembiule” e nella predicazione ai fedeli che dovevano diventare “costruttori di Pace”. Lontano dagli sfarzi del potere e della chiesa, Don Tonino Bello, si impegnò nell’istituzione di numerosi gruppi di aiuto per poveri, tossicodipendenti e gli emarginati, ma fu attivo anche a livello internazionale quando, alla presidenza della Pax Christi nel 1985 guidò la prima marcia della pace a Sarajevo per il disarmo delle campagne e l’obiezione fiscale alle spese militari.