«Ho il piacere di annunciare a voi tutti in maniera solenne che il miracolo ha avuto inizio!».
Lo ha annunciato mons.Raffaele Calabro durante l’omelia della messa del Venerdì Santo celebrata nella cattedrale di Andria dove si trova la Sacra Spina, un frammento della corona di Gesù che è conservata in Puglia anche nella ‘Cappella delle reliquie della Basilica di San Nicola di Bari.
Il prodigio, che si rinnova quando il venerdì Santo coincide con il 25 marzo, giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica dell’Annunciazione, consiste nella variazione di colore, che diventa più vivido, del sangue di cui è macchiata la Sacra Spina. Il prodigio ha avuto inizio tra le 16.10 e le 17.10, in quest’ultima occasione – è scritto nel verbale – «si sono rilevate a occhio nudo una seconda gemma, posta all’ apice della Spina, e una terza gemma, posta 4/5 mm sotto la prima; ancora più verso la base della Spina, il residuo del precedente prodigio dell’anno 2005 è sembrato rifiorire». Il prodigio è ancora in corso.
In giornata una grande folla di fedeli ha visitatola Basilica dove è rimasta esposta l’altro frammento della Sacra Spina, ripresa costantemente con strumentazioni speciali e domani una commissione di 12 esperti stilerà un verbale indicando se il prodigio si è verificato. In particolare la Sacra Spina viene ripresa con una telecamera ad alta risoluzione, uno spettrometro e un sistema di telecamere iper-spettrali che percepiscono le variazioni di colore.
Gli annali raccontano che dopo la frammentazione della corona, le spine vennero conservate in varie parti d’Europa (in Italia ce ne sono in diverse località e in Puglia ne sono conservate due: una a Bari nel tesoro della Basilica, e una ad Andria, dove oggi è esposta nella cappella di San Riccardo in Cattedrale). Su quei frammenti sarebbero rimaste dalla crocifissione di Gesù delle macchie brunastre, come di sangue raggrumato. E quando il Venerdì Santo coincide con l’Annunciazione, le macchie dovrebbero tingersi di un rosso più vivo. Il miracolo si sarebbe già verificato in passato.