Carnevale di Andria: storia e tradizioni dei confetti

tenerelli di Andria

Non c’è carnevale senza confetti. Ma da dove deriva la parola carnevale?

L’etimologia si ricollega al latino carnem-levamen ovvero togliere la carne. Qualcuno sostiene derivi direttamente da carnem e vale dove per vale si intendeva il saluto latino con cui ci si congedava, per cui carnem vale significherebbe, “carne addio, carne ciao.”

Questa prima interpretazione etimologica coincide con il significato di periodo di festa diffuso nei paesi di tradizione cristiana. Il periodo compreso tra l’Epifania e il mercoledì delle Ceneri che precede il digiuno ed astinenza quaresimale ove è prevista l’esclusione della carne dai pasti.

Se in tutta Italia il carnevale si caratterizza per i festeggiamenti e i travestimenti di grandi e bambini, nella città di Andria il Carnevale assume un significato tutto suo.

Ad Andria il carnevale fa rima con “Petresciata” antica tradizione legata ai confetti e ai riti di fidanzamento. Tradizione quasi del tutto scomparsa. La “Petresciata” etimologicamente andava a designare una “pioggia di confetti”.

I tenerelli coì definiti sono un prodotto tipico locale che vanta una eccellente produzione conosciuta in tutto il territorio nazionale grazie alla famiglia Mucci che ha anche fondato il Museo del Confetto.

Antichi riti del carnevale andriese

Anticamente in quei giorni di festa i confetti venivano fatti scivolare sul capo delle ragazze dai rispettivi fidanzati. Le suocere regalavano loro una bomboniera colma di tutti i tipi di confetti di maggior pregio.

La “Petresciata” fatta in casa della futura sposa a suggellare l’imminente unione matrimoniale, simboleggiava un augurio di fecondità. Se non avveniva, poteva compromettere lo stesso matrimonio. Il rituale della pioggia di confetti consumato sull’uscio di casa era certamente chiassoso ma molto apprezzato.

In un’altra variante della “Petresciata” che avveniva in strada tra carri mascherati si lanciavano confetti meno pregiati. Durante i festeggiamenti carnevaleschi approfittando della confusione si generavano vere e proprie sassaiole verso le abitazioni di chi si voleva punire per qualche torto. I confetti usati nelle sassaiole erano i cosidetti  “diavoloni” per le loro grandi dimensione, e la consistenza dura poiché fatti interamente di zucchero.

Oggi questa antica tradizione legata al carnevale andriese non esiste più, ma resta integra la tradizione di regalare confetti detti tenerelli per il loro ripieno morbido.