
Sulla parte più alta della località del Gargano si posiziona Monte Sant’Angelo in provincia di Foggia. Questo piccolo centro è situato sullo sperone meridionale del promontorio con vista meravigliosa e aperta ad ovest sul Tavoliere e a sud sul golfo di Manfredonia. E’ caratterizzato da un sottosuolo di natura calcarea ed è un luogo suggestivo, testimone della della civiltà longobarda, la cui storia si perde nella notte dei tempi. Monte San’Angelo con il suo santuario rappresenta il luogo più significativo della storia religiosa e meta obbligatoria dei pellegrinaggi micaelici. E’ un luogo assolutamente da non perdere per chi vuole visitare la Puglia.
Monte Sant’Angelo cosa vedere
Il sito si trova nel Parco Nazionale del Gargano. Il centro pulsante del luogo è il santuario di San Michele Arcangelo, patrimonio dell’UNESCO. La sua storia si fonda con la sua consacrazione avvenuta, secondo la tradizione, intorno al 493 con l’apparizione miracolosa dell’arcangelo Michele in una grotta.
I Longobardi, popolo di guerrieri per eccellenza, erano particolarmente attratti dall’arcangelo Michele. Ne promossero il culto a Benevento, Pavia, Milano, Brescia e molte altre città. La diffusione del culto portò a un numero sempre crescente di pellegrini, che attestarono la loro presenza con un numero elevato di incisioni a graffio all’interno della grotta stessa tra la fine del VI e la metà del IX secolo.
Il santuario, con le sue strutture antiche, moderne e contemporanee, si presenta come un continuo museo che attesta tutti i vari passaggi storici. Il pellegrino che si cimenta nella visita inizia il suo percorso dall’atrio superiore e accede direttamente dal corso principale della città che segna il confine dell’antico rione Junno, caratterizzato da un’urbanistica semplice e lineare.
Colpisce l’imponente facciata ad arcata doppia con duplice portale. Degno di nota è il campanile angioino che si erge nell’angolo destro dell’atrio, maestoso monumento ottagonale, faro della cristianità per i pellegrini.
La grotta di San Michele Arcangelo
Alla grotta si accede scendendo per una lunga e vasta scalinata, scandita da porte d’ingresso in bronzo, realizzate e fuse a Costantinopoli nel 1076. Gli altari e le immagini che la adornano, sono scolpite nella roccia della grotta. Sull’altare centrale, invece, troneggia la bianca e meravigliosa statua marmorea di Carrara dell’arcangelo Michele, attribuita ad Andrea Sansovino e, sul presbiterio, la cattedra vescovile scolpita su pietra del XII sec.
Dietro l’altare della Madonna del soccorso, nella parte rocciosa è scavato il cosiddetto “pozzillo” dell’acqua miracolosa. È un piccolo vano ritagliato nella roccia, da cui i fedeli attingevano l’acqua, al cui centro è collocata la scultura di San Michele in atteggiamento di guerriero con drago sotto i piedi.
Da non perdere nella visita a Monte Sant’Angelo il Castello normanno-svevo, la cui costruzione risale a Roberto il Guiscardo, ampliato in epoca Sveva e trasformato in prigione dagli Angioini. Sotto gli Aragonesi riprese la sua funzione difensiva e raggiunse il suo massimo splendore. È una struttura di mole gigantesca, munita di robuste cortine e poderosi torrioni cilindrici.
La tomba di Rotari, re dei Longobardi, del XII sec., in realtà già Battistero di San Giovanni, forma insieme alla chiesa di Santa Maria maggiore il monumentale complesso di San Pietro.
Le attrazioni di Monte Sant’Angelo
Sin dalle origini sul Gargano la devozione popolare è stata molto forte ed intensa, attribuendo valore salvifico alla roccia, perché Michele, secondo la tradizione avrebbe impresso sulla roccia la propria orma per lasciare agli abitanti un segno visibile della propria presenza. Infatti, in occasione della festa liturgica del 29 settembre, vengono portate in processione per le vie del centro, la statua del santo e un vassoio con pietre votive e la spada aurea dell’Angelo.
Cosa mangiare
Il territorio è caratterizzato da una ricca e popolare gastronomia basata su dolci tradizionali come le ostie ripiene, “ckiene” in dialetto montanaro. Sono costituite da due cialde ovali di ostie, di colore bianco panna. Il ripieno è formato da mandorle tostate, caramellate con zucchero e miele. La leggenda ci racconta che, questo dolce è nato mentre, si stavano preparando delle ostie sacre in un convento di monache della cittadina garganica, il Monastero della S. Trinità dell’Ordine di Santa Chiara.
Le suore fecero cadere inavvertitamente delle mandorle nel miele caldo, per raccoglierle utilizzarono delle ostie, il tutto si unì e creò il tipico dolce che, ancora tutt’oggi viene preparato e venduto anch’esso in tutt’Italia. Non mancano le “cartellate” e paste reali, presenti in ogni forno della città, inoltre a inebriare le vie il profumo dei taralli, del pane montanaro e dei “calzoncelli”, ovvero fagottini ripieni di pasta di mandorla, ceci, castagne, tipici di Natale.